Sarajevo
Traduzione: Francesco Pilastro
Sarajevo è un radiodramma scritto da Blaise Cendrars per la radiotelevisione francese e andato in onda per la prima volta nel gennaio del 1955. Assieme a Gilles de Rais e Le Divin Arétin, compone una trilogia drammaturgica – alla cui stesura ha collaborato anche Nino Frank – pubblicata nel 1959 con il titolo di Films sans images, «Film senza immagini». Il racconto di Sarajevo ruota attorno all’attentato del 28 giugno 1914, l’assassinio, per mano del nazionalista serbo Gavrilo Princip, dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie. L’evento, con il suo corollario di preludi e code, viene messo in scena – richiamato alla memoria – in un gioco di flash-back e dissolvenze narrative da alcuni improbabili avventori di una vineria nella Sarajevo degli anni ’50, dove, nel corso di un improvvisato processo alla Storia, si va cercando la ragione ultima delle cose. Come in un girotondo folle e insensato, Cendrars avvicenda sul palcoscenico una pletora di personaggi secondari – di comparse –, accomunati solo da una patente mediocrità, e tra questi insinua la figura ondivaga e umorale del caso (o è il destino?), che sembra quasi farsi beffe di loro, trascinandoli alla stregua di marionette nelle sue repentine giravolte. E questa palese (e perciò quasi comica) sproporzione tra ciò che nei quarant’anni intercorsi tra l’attentato e il «processo» è accaduto – un piano inclinato costellato di tragedie, segnato da due guerre mondiali e, idealmente, da due città (Sarajevo e Hiroshima) –, e la natura quasi caricaturale dei personaggi fa scivolare il dramma nel grottesco, come se questo scarto fosse una sorta di chiosa. Come se la Storia non fosse che una farsa priva di spazi di redenzione, o di catarsi.