Ida o il delirio
Traduzione: Silvia Marzocchi
Postfazione: Annalisa Lombardi
Ida è morta. Una vecchia domestica al servizio di Madame Besson. Figura discreta e ammaccata dall’età. Serva taciturna e tuttofare. Un coeur simple. La sua vita si riduceva al suo lavoro. Amava i fiori che regolarmente annaffiava la sera. Diceva enigmaticamente di essere «un uccello notturno» (Ida-Loulou?). Ida è stata investita da un camion e scaraventata a otto o nove metri di distanza dal punto d’impatto. Incidente? Crimine? Suicidio? La sua morte tragica, come scrive Annalisa Lombardi, «è il fulcro attorno al quale si avviluppa con ostinazione il tessuto di un testo che [...] si svolge interamente in assenza della sua protagonista. In luogo di Ida, una serie di voci – quella della padrona e delle sue ciniche amiche, dei testimoni dell’incidente, dell’autista coinvolto, di un soccorritore –, che si avvicendano e si accavallano, come in un’inconsueta e prolungata veglia funebre». Bessette ci tiene a precisare che questo libro «non è assolutamente un romanzo poliziesco». Si tratta infatti del «romanzo-problema Ida» in cui, come in una inchiesta (Inchiesta su Ida, parafrasando Pinget), vengono raccolte dichiarazioni e supposizioni volte, più che a far luce sulle dinamiche di un incidente, a fornire una definizione di Ida (i ripetuti «è Ida»). Chi era veramente Ida? Perché passava tutto il tempo a fissare i suoi grandi piedi, invece di prestare attenzione al mondo che la circondava? «Ida non camminava come noi»: questo forse il suo problema, il «Problema-Ida». Il suo delirio che l’ha portata – etimologicamente – a errare fuori dal tracciato, dalle strisce, finendo scaraventata fuori strada. D’altra parte, come dice Bessette, è dall’errore «che nasce il romanzo».
Voci e punti di vista in stile sperimentale si alternano per risolvere un mistero
"Ida o il delirio" di Hélène Bessette o reificazione del corpo (morto)