Le gomme
Con un saggio di Roland Barthes
Traduzione: Franco Lucentini
«Si tratta di un avvenimento preciso, concreto, essenziale: la morte di un uomo. È un avvenimento a carattere poliziesco, vale a dire che c’è un assassino, un detective, una vittima. In un certo senso, ciascuno si attiene al proprio ruolo: l’assassino spara alla vittima, il detective risolve l’enigma, la vittima muore. Le relazioni che intercorrono tra loro non sono però così chiare, o meglio lo risulteranno solo una volta terminato l’ultimo capitolo. Il libro infatti è precisamente il racconto delle ventiquattro ore che trascorrono dal colpo di pistola alla morte, il tempo che la pallottola impiega per percorrere tre o quattro metri. Ventiquattro ore di troppo». Così recitava la prière d’insérer redatta dallo stesso Robbe-Grillet nel 1953. In effetti, a prima vista, Le gomme può sembrare un vero e proprio romanzo a enigma, per dirla con Todorov. A una lettura più attenta però il modello che emerge – dissimulato in un continuo gioco di rimandi e allusioni – è in realtà quello della tragedia greca. È lo stesso Robbe-Grillet a non fare mistero – a partire dalla scelta dall’esergo in apertura del romanzo – della sua intenzione di «riscrivere l’Edipo re di Sofocle [...] sotto un’altra forma, circolare invece che lineare». È proprio il lineare svolgimento della cronologia classica che viene messo in discussione. Assistiamo cioè a una inversione tra il tempo del crimine e quello dell’inchiesta. A differenza infatti di Edipo che indaga su un crimine avvenuto, e la cui inchiesta mira a svelare l’identità dell’assassino, l’agente speciale Wallas è chiamato qui a indagare su un crimine che non è ancora stato commesso, e che la stessa inchiesta in qualche modo contribuirà a determinare. Insomma, Wallas è l’inverso di Edipo o, come ha detto lo stesso Robbe-Grillet, è l’anti-Edipo.
Trascorrono 24 ore prima che la pallottola raggiunga e uccida la vittima predestinata